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Poetry | A Zorzone

  • Writer: EM Martin
    EM Martin
  • Jul 16, 2020
  • 1 min read

Ma che? Mi trovo qui?

Arrivata nel respiro di un

Decisione fatto da Dio,

In questo percorso chiaro

Che non finirà mai,

E qui sono arrivata, di notte

In montagna, a Zorzone.


Alzandomi nel primo sole,

In fame, una fame che

Non mi colpiva da tempo,

Ho visto una meraviglia di roccia

E cielo, tutto abbracciata di

Mille verdi nel suono degli uccelli.


I miei antenati, Celtici, Irlandesi,

D'entro di me, sussurrarono

Che casa qua, per te!


Come sentiamo, noi,

Noi, dalle colline, dalle nuvole,

Noi dallo cielo e i sassi,

A casa nel mondo quando il

Mondo parla di terra

E la terra parla di abbondanza

Sacra, data, enorme.


Ma qui, in camminata ieri

Mi é venuto in mano

Un sasso più bello di

Quelli normali, a strisce di

Bianco, in trasformazione,

Un grigio sasso che non

Si ferma nel grigio.


L'ho portato a casa,

E per la seconda notte

Ho dormito stringendo

Il sasso di Dio in mano.


Alzandomi ancora, ho visto

Sotto il mio balcone, una

memoriale per i Caduti del Lavoro,

Morti bianchi, quelli delle miniere,

Della ricerca di abbondanza,

Quelli che scavavano i cunicoli,

I sentieri segreti sotto la terra.


Una voce sorge, per prima

Mormorando di sfida, di forza,

Del movimento, della voglia umana

Di andar’avanti; ma poi, non

Si fermava, sempre più forte,

Parlava, urlava, finche il mio cuore

Batteva con paura, e la voce:

Che vita intensa!

Che Voglia che ruba!


Devo scrivere ora,

A dissotterrare il mormoro,

Il sussurro eterno, che con calma

Sublime, dice che la vita é ora,

Che la vita si rivela come

I borghi intorno a Zorzone,

I quali apparirono lentamente,

Dal bianco delle nuvole

Nel guardare e ascoltare

Al ritmo di Essere sulla terra.




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